Quando il lavoro ti fa ammalare!

La storia di Chiara, affetta dalla sindrome di Bornout

 


Ha un nome ben preciso e si chiama stress lavoro-correlato. Molti non lo conoscono, altri lo conoscono ma lo trascurano, pensando che è questione di tempo prima che tutto torni come prima. Prima che tutto si risolva e che la vostra vita professionale torni ad essere quella di sempre: serena, tranquilla, senza problemi insomma!

 


E invece l’insoddisfazione e il senso di disagio sembrano tormentarti, notte e giorno: quel senso di malessere che non riesci a spiegarti e che ti fa stare male.

 


Ma una soluzione c’è e ti garantisco che stare meglio di così si può!

 


Quella che sto per raccontarti è la storia di Chiara.

 


Chiara ha 43 anni e lavora da circa 12 anni come impiegata nella stessa azienda. Il suo è un ruolo amministrativo importante: da lei dipende il controllo della contabilità di uno dei comparti più importanti dell’azienda per cui lavora. Le mansioni che ricopre le piace molto: le soddisfazioni non tardano ad arrivare e anche il compenso economico è commisurato all’importanza del ruolo che svolge.

 


Chiara è serena e si sente sicura quando siede alla sua scrivania: ormai sono anni che vigila sugli stessi processi e non c’è cavillo burocratico che la spaventi. Inoltre l’età della pensione non è poi così lontana e Chiara è convinta che i prossimi anno scorreranno con la stessa tranquillità con cui ha vissuto quelli precedenti.

 


Ma qualcosa di inaspettato sta per accadere.

Sta per avvenire a livello organizzativo un cambiamento che sconvolgerà la quotidianità di Chiara, fino a mettere a dura prova la fiducia in sè stessa e la sua stessa salute.

Ma procediamo per gradi e cominciamo dal principio del cambiamento. Come molte altre aziende in Italia, anche la realtà di Chiara sta vivendo un momento delicato e complesso di trasformazione, dettato dalla necessità di adeguarsi a quello che in gergo si definisce change management, l’insieme delle attività strutturate in azienda per affrontare il processo di trasformazione che l’avvento della digitalizzazione ha introdotto, traghettando l’impresa verso nuovi orizzonti. La digital transformation e l’introduzione delle tecnologie nei processi aziendali rappresenta un percorso senza dubbio difficile ed articolato, perchè ha un forte impatto sulle abitudini delle persone che, per loro natura, mostrano una certa resstenza al cambiamento. Anche il lavoro di Chiara, così come quello dei colleghi dell’ufficio, finisce per risultarne irrimediabilmente condizionato.


Le cose cominciano a cambiare.

Nell’ufficio di Chiara arriva un nuovo responsabile. Si tratta di un professionista esterno, un giovane e brillante neo-laureato, convocato dalla direzione, per riassegnare all’interno del reparto i ruoli e insegnare alle risorse come integrare le nuove tecnologie nel proprio lavoro.

E il cambiamento è avvenuto senza preavviso per Chiara e il suo team.

Nessuno, nell’ambito del management aziendale, si è preso la briga di chiamare a colloquio individuale le persone dell’ufficio per parlare con ciascuno di essi, anticipando loro ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Nessuno ha aiutato Chiara ad assorbire le trasformazioni in atto e a considerarle un’agevolazione al proprio lavoro di tutti di giorni.


Il risultato? Il caos naturalmente.

Chiara è completamente preda di un’ansia irrefrenabile. Dopo tanti anni di servizio, ora si trova a dover reinventare la propria professione, guidata da una figura che è ben più giovane di lei e che sembra in possesso di una presunta superiorità, che lo legittima a cambiare ruoli e sovvertire i ritmi consueti.

Le viene insegnato ad utilizzare nuovi programmi di gestione e contabilità, ma Chiara commette errori continuamente. Per lei è tutto troppo difficile e complesso da imparare alla sua età.


Comincia a temere per il suo posto di lavoro. Quel ruolo cui tanto teneva e che ormai credeva l’avrebbe accompagnata fino alla pensione, ora si fa sempre più pesante. Non è più sicura di nulla.

In ufficio nessuno ne parla. Tutti fingono una tranquillità solo apparente, per poi borbottare nei bagni e nei corridoi davanti alle macchinette del caffè, finendo per fomentare ansie e turbamenti piuttosto che sedarli e tranquilizzare la situazione.


Chiara è in preda al panico. Si sveglia ripetutamente nel cuore della notte e si alza al mattino ancora più stanca di quando si è coricata la sera prima, a tal punto che il marito Franco ha cominciato a preoccuparsi e a sospettare che qualcosa non vada al lavoro o se ci sia un motivo per cui temere il mancato arrivo dello stipendio. Ansie che si aggiungono ad ansie e paure. Se riesce ad addormentarsi gli incubi tormentano Chiara e finiscono per rovinare anche quelle poche ore di riposo.

Al mattino arriva in ufficio e la sua faccia è il ritratto della preoccupazione. Appena entra in ufficio si sente un peso pressante sul petto, che si attenua leggermente quando la giornata lavorativa finisce ma che non la abbandona neanche arrivata a casa. Da qualche tempo Chiara ha cominciato a soffrire di attacchi di panico. E’ cominciato tutto con qualche tachicardia e il respiro un po’ ravvicinato all’arrivo di ogni nuova mail in arrivo dalla rete telematica interna: ora Chiara è vittima di vere e proprie crisi in cui il respiro le si ferma in gola, il cuore batte all’impazzata, le vertigini cominciano a scuoterla e tutta la stanza gira intorno a lei.


La situazione sembra peggiorare fino a quando una mattina, nel bel mezzo di una riunione, Chiara esplode in un attacco di ira nei confronti del suo responsabile, intento a presentare gli obiettivi del budget del prossimo mese. Una reazione senza dubbio irrazionale e fin troppo esagerata per il tenore e l’andamento della riunione.


C’è qualcosa che non va! Ora Chiara ne è convinta. Tornata a casa la sera dal lavoro, finalmente trova il coraggio di parlarne al marito, il quale le consiglia di rivolgersi ad un consulente esperto nella gestione delle dinamiche relazionali e comportamentali nei contesti aziendali.


E’ a questo punto che entro in gioco io. Ad indicarle il mio nome è un’amica di Chiara, nella cui azienda, qualche tempo prima, ero intervenuta a gestire una situazione in tutto e per tutto simile a quella vissuta da Chiara. Dopo alcuni colloqui con Chiara, definiamo il percorso di crescita più efficace per lei: nel corso delle sessioni le insegno come riconoscere la causa del disagio che sta vivendo e, insieme, individuiamo che una soluzione esiste e può essere trovata, ma solo con la giusta consapevolezza e conoscenza di sè stessi. Quella di Chiara è una condizione di disagio provocata dallo stress da lavoro-correlato. Una situazione molto frequente, soprattutto nelle situazioni di transizione e cambiamento che l’azienda di Chiara sta attraversando.

Il passo successivo, una volta aiutata Chiara a controllare le proprie emozioni, trasformando quelle negative in positive, è quello di confrontarsi con il management dell’azienda in cui la donna lavora. Non è facile ottenere un appuntamento con il direttore, ma dopo alcuni tentativi, riusciamo ad organizzare un incontro, durante il quale viene condivida la necessità di intervenire con un percorso di coaching che interessi tutti i reparti dell’azienda coinvolti nel processo di change management. Solo affrontando di petto e con le giuste risorse il cambiamento è possibile evitare di subirne gli effetti, convertendolo in opportunità di crescita e miglioramento.


Oggi Chiara ha ritrovato la serenità sul proprio posto di lavoro. Dopo un dialogo a cuore aperto con il proprio responsabile ha trovato la chiave giusta per poter lavorare in maniera produttiva, assimilando le nuove mansioni assegnatele e arricchendole con la propria decennale esperienza. Qualche volta, quando situazioni di emergenza o di complessità generano ostacoli di qualche genere nel lavoro di tutti i giorni, sente ancora forte la pressione. Ma ora non ha più paura! Perchè sa di avere dentro di sè le risorse sufficienti per affrontare con efficacia qualunque situazione!

Se anche tu, leggendo la storia di Chiara, stai vivendo una situazione simile e senti di aver bisogno di una guida per imparare a gestire, nella giusta maniera, il cambiamento, canalizzando le sensazioni negative verso una maggiore produttività ed efficienza nel lavoro, contattami! Sarò felice di studiare con te un percorso di crescita personalizzato, esattamente come ho fatto con Chiara e il suo team di lavoro! Ricorda “Non c’è sfida che possa definirsi impossibile”.

Contattami scrivendo a COACHICFACCREDITATA@GMAIL.COM per un percorso di sessioni di coaching.