Difficoltà verso problema: facciamo chiarezza!

Tutti parlano di problem management o problem solving, ma credo onestamente che quando si parla di problema si è già arrivati a gestire un’urgenza. Credo, in fondo che sia già troppo tardi.

Una difficoltà è un evento sporadico, che avviene in qualsiasi contesto, sia aziendale che personale e che se non perdura nel tempo, viene gestito con risorse hard o soft piuttosto minime. Comunque sia la difficoltà genera il primo stadio dell’emozione: il fastidio, che piano piano si eleva a rabbia e che poi passa a dolore.

Un problema quindi è già il “dolore” arrivato e una difficoltà ripetuta, una serie di eventi che si riflettono in un tempo duraturo e che non sono stati gestiti per tempo e quindi si sono cronicizzati.

Sappiamo benissimo come l’essere umano, sia famoso per arrivare al “trauma” e quindi al problema, prima di decidersi di fare qualcosa, ma imparare a gestire la difficoltà, significa avere gli strumenti utili ed efficaci, da mettere in campo ogni qualvolta possano ripresentarsi e perdurare nel tempo.

Quindi tornando alla percezione di fastidio, che potrebbe essere anche un’ansia da prestazione, quando la sentiamo la domanda opportuna da porci è: per quale motivo la sto sentendo? Mi sento in grado di superare questa difficoltà?

E’ un sentire che mi cambia il pensiero? Oppure è un pensiero che mi crea lo stato d’animo? 

Domande di questo tipo, potrebbero aiutarci a capire lo schema con cui affronto la difficoltà, ma che sia arrivata ormai è un dato di fatto, quindi una delle cose da valutare è il tempo.

Anche qui le domande possono essere diverse dai singoli casi, ma comunque va fatta un analisi completa e dettagliata per scoprire le tentate soluzioni che vengono messe in atto sistematicamente e valutare quali di esse possano essere funzionali o no.

In fondo arrivare alla verità è arrivare a ciò che funziona e che produce effetti che hanno un loro riscontro sia su dati empirici sia su dinamiche relazionali.

 

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